Gaetano Azzariti: un vero e proprio campione di trasformismo

In occasione del Giorno della Memoria mi sono imbattuto nella storia di Gaetano Azzariti, un giurista del regime fascista, Presidente del Tribunale della Razza che ricoprì poi nell’Italia repubblicana la carica di magistrato della Corte Costituzionale nel 1955 ed infine fu eletto  Presidente della Corte nel 1957. Il caso di Azzariti è  davvero un caso eclatante; c’è da dire che  furono comunque numerosi i magistrati che prima, convinti fascisti, continuarono la loro  carriera nella Repubblica.  Occorre ricordare che quando nel 1939 il ministro della giustizia Arrigo Solmi chiese a tutti i magistrati una dichiarazione di non appartenenza alla razza ebraica al fine di verificare la << la purezza razziale dell’intero apparato;   nessuno dei 4200 magistrati allora in servizio manifestò solidarietà nei confronti dei 18 colleghi che furono dispensati dal servizio.
La vicenda di Gaetano Azzariti è insomma l’ennesimo esempio di come in Italia non si è riusciti a liquidare il proprio passato  ed a fare i conti con il fascismo ; come è stato sottolineato in più occasioni l’Italia non ha mai avuto una “Norimberga “e si è preferito comodamente  far ricadere tutte le responsabilità dei crimini commessi nel ventennio  sulla RSI e sull’alleato tedesco. Gli uomini di potere del fascismo  sono  così rimasti al loro posto o comunque si sono reintegrati in posti di responsabilità e ciò è stato reso possibile anche dall’amnistia “Togliatti” del 1946 che, ispirata ad una esigenza di riconciliazione nazionale, si è trasformata di fatto in un perdono per così dire generalizzato. A riprova di quanto detto  Azzariti, un vero e proprio campione di trasformismo,  ricoprì , tanto per non farsi mancare nulla, anche la carica di ministro di Grazia e Giustizia nel governo Badoglio.

Per  chi volesse approfondire la storia di Gaetano Azzariti e la persecuzione ebraica in Italia suggerisco la lettura di un libro molto interessante di Massimiliano Boni intitolato “In questi tempi di fervore e gloria” (Bollati e Boringhieri).  Navigando su internet  chi è interessato avrà modo anche  di leggere una difesa della figura di Azzariti, difesa svolta  da suo nipote il Prof. Gaetano Azzariti dell’Università di Roma “La Sapienza”. A tali  argomentazioni “difensive”  ha risposto in modo caustico il noto giornalista Gian Antonio Stella.

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